Facile come pulire una lampadina!


OK, chiariamo una cosa prima di tutte: se dovessimo pensare, come realmente è, che ogni passo che ci è dato su questa terra dovesse essere causa di rischio, forse l’unica soluzione per evitarlo sarebbe quella di decidere coscientemente di togliersi la vita.

Certo che c’è modo e modo per fare le cose. E ci sono persone che hanno davvero delle modalità particolari di essere causa di danno per se stesse, e per gli altri.

Per esempio, prendiamo la mia cara zia G. La zia G è una professoressa di lettere, e tutti noi ex-studenti italiani ben abbiamo chiaro in mente lo stereotipo della professoressa di lettere. Ecco, mia zia G è una che inserita nel campione statistico, contribuisce a popolare la zona più estrema e caratterizzante della distribuzione stereotipica delle insegnanti di italiano. Grassotta ma sempre elegante ed impeccabile, ingioiellata per una ragionevole frazione del suo peso totale, mia zia G cambia le lampadine in completo di Armani e ciabattine di pitone (no, non è un’animalista come me).

Sì, cambia le lampadine nonostante le attività tecniche facciano parte delle competenze tipicamente associate alle insegnanti di scienze. Questo perché mia zia G si sente, ed è, persona ancora utile e donna assolutamente indipendente. Lei sa che esistono persone che possono farlo per te, a titolo di favore o dietro compenso pattuito. Lei sa che a settant’anni pulire i lampadari in cima ad una sedia può non essere la condizione più sicura per trascorrere serenamente il lungo tempo della pensione. Ma, sapete, mia zia G è sola e non vuole chiedere aiuto a nessuno. E poi è italiana, e gli italiani sono sempre pronti a risolvere le problematiche più estreme. Non come gli inglesi che ormai chiamano l’elettricista per cambiarle, le lampadine.

Ma veniamo al punto: l’altro giorno, mia zia G decide di dare una pulita al lampadario e a quelle stesse lampadine da lei cambiate con tanta devozione. Prende la sedia, presumibilmente si toglie le scarpe per non sporcare il cuscino. Sale sulla sedia e spruzza abbondantemente di alcool le lampadine sporche sporche che inizia subitamente a strusciare, da brava casalinga, con pagine arrotolate di quotidiano (mia zia G non manca di acquistare ogni giorno il quotidiano e ogni settimana la “Settimana enigmistica” per tenere allenata la propria mente). Ovviamente, non insegnando scienze, prima di compiere queste operazioni omette di attendere il raffreddamente delle lampadine.

Adesso lascio immaginare al mio sparuto gruppo di lettori come sia finita la storia (alcool + calore = “Aiutooo, va a fuocooo!”). Posso soltanto anticipare, per traquillizzare gli animi, che è riuscita a non finire al pronto soccorso e a non dare fuoco all’intero condominio, grazie alla sua agilità di settantenne grassotta ad alta percentuale di massa di gioielli.

Grazie, zia G, per avermi indotta, con il tuo esempio, allo studio della fisica.

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