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Anche i fisici, nel loro piccolo, si ustionano

Ecco che finisco una giornata intensa e mi dedico ai fornelli. E anche stasera, nel prepararmi la cena, è arrivato il momento in cui prendo in mano il manico in metallo del tegame, mi brucio e scatta inevitabilmente l’imprecazione. Perché? mi domando demente-mente stupefatta, come se fosse la prima volta, mentre immergo le mie ditina incazzate nere dentro l’acqua gelata del lavello.

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“Hoioi!”

Se contassi le occasioni in cui in vita mia mi sono ustionata, probabilmente un volume di dimensioni bibliche non basterebbe per contenere tutte le frasi da me pronunciate a seguire.

Questo per dire che sapere di scienza talvolta non basta a evitare grossolani errori sperimentali, tanto meno ripetere più o meno volontariamente l’esperimento. Vi siete mai chiesti perché, pur sapendo che a un’azione seguirà una reazione, c’è gente che, come me, continua a non imparare dall’esperienza, quando basterebbe riadattare in maniera furba e conveniente la sequenza delle proprie scelte? Pensavate forse di trovare una risposta al quesito e invece sono io a cercarne una. Sono una fisica, mica l’oracolo di Delfi.

Mi ci vorrebbe forse uno psicologo, uno psichiatra, un sociologo, un antropologo che me lo spiegasse (ma una psicologa, una psichiatra, un’antropologa andrebbero benissimo). Fatto sta che la mia scienza non mi basta a spiegare il perché di un comportamento tanto cretino.

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Il divino Otelma.

Però un’interpretazione personale, e in un certo senso sperimentale, posso darla. Noi esseri umani passiamo l’intera esistenza a ripetere comportamenti che avranno prevedibilmente conseguenze negative per la nostra salute o per il nostro umore. Nonostante tutto, ce ne freghiamo. Ci siamo talmente affezionati che ci costa di più dover rivedere le nostre regole, i nostri valori, i nostri famigliari principi che fare un piccolo, benefico salto di qualità. Insomma, preferiamo mangiare da schifo tutti i giorni che prenderci la briga di aprire un libro di ricette e provare a cambiare il prossimo menu.

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Criceto nella ruota.

Continuiamo a perdere l’autobus al mattino, a stare alzati fino alle tre quando ci aspetta una riunione importante, a fare la guerra al nostro vicino, perdendo di vista l’eventualità che svegliandoci cinque minuti prima, prendendoci una camomilla, o cambiando la nostra prospettiva sul mondo potremmo soltanto guadagnarne, in salute e in serenità.

Detto questo vado a mangiarmi il mio sudato pasto. Come al solito, mi ustionerò la lingua.